martedì 1 settembre 2015

E' tutto un problema di dimensioni: aspetti tecnici 1

Se seguite il mondo Bitcoin e non siete stati su Marte in ferie, sapete che l'argomento del giorno è il "Block Size". Voglio dire la mia sull'argomento in una serie di post cercando di mantenere un profilo il più obiettivo e semplice possibile. L'argomento è abbastanza complesso e merita di essere analizzato dai vari punti di vista per la sua importanza che non esiterei a definire cruciale per l'evoluzione futura di questa tecnologia e le sue chances di successo.

Iniziamo dai concetti: cos'è la dimensione di un blocco?

Le transazioni Bitcoin confermate vengono raggruppate in blocchi e ogni blocco accodato alla Blockchain. Fin qui niente di nuovo. In origine Satoshi decise che ogni blocco doveva avere dimensioni massime di 36 Megabyte ma poi nel 2010, per motivi che andiamo a vedere , decise di abbassarlo ad 1 Megabyte.

Fino ad adesso questo parametro non è stato un problema ma con l'aumento del numero di transazioni e con l'evoluzione dell'ecosistema Bitcoin, questo valore, per una parte della community, è troppo piccolo e va aumentato.

La questione implica alcune conseguenze perchè incrementare tale valore comporta una serie di pro e contro esattamente come mantenerlo invariato o come diminuirlo (c'è anche chi prospetta questo).



AUMENTARE IL BLOCK SIZE: QUALI VANTAGGI

Sapete che i minatori in media trovano un blocco ogni 10 minuti e sapete, visto che l'abbiamo detto sopra, che la dimensione di un blocco è al massimo di 1Mb. Data la dimensione media di ogni transazione (circa 250 bytes), facendo un pò di banale aritmetica, si scopre che la rete Bitcoin è in grado di gestire al massimo circa 6-7 transazioni al secondo.

Vi sembrano tante? Bene, sappiate che Visa in media processa 4000 transazioni al secondo ed ha una capacità massima di gestire 56000 transazioni al secondo. 

Sento già le obiezioni: Visa è un sistema centralizzato che necessita di un "man in the middle" , qui abbiamo un database decentralizzato e distribuito: stai confrontando mele con pere. 

Vero. Ma se la rete Bitcoin mira a divenire un payment network di livello mondiale e aspira al mass-market, 7 transazioni al secondo sono un valore ridicolo.


Il vantaggio tecnico di un aumento del block size sta tutto qui: incrementare il numero di transazioni al secondo e la velocità nel confermarle.

Se il volume delle transazioni continuasse a crescere al ritmo attuale, secondo alcune proiezioni, già fra poco più di un anno si potrebbe arrivare alla saturazione della rete . Cosa significa questo? Semplice: che il volume delle transazioni diventerebbe superiore alla capacità dei miners di confermarle e inserirle nella blockchain, per cui alcune transazioni resterebbero indefinitamente non processate e l'intera rete potrebbe collassare perchè la "pila" delle transazioni non confermate non farebbe che aumentare. Il paragone più banale è un secchio che riceve più acqua di quanta ne esce: è solo questione di tempo prima che se ne versi un pò e, in assenza di interventi, se ne versi sempre di più.

Anche senza immaginare scenari tanto catastrofici, si pone un problema di sicurezza perchè meno tempo una transazione non confermata (e quindi potenzialmente fraudolenta) resta "viva" e meglio è. 

 

lunedì 15 dicembre 2014

Bitcoin come commodity



Nel precedente post abbiamo cercato di individuare le caratteristiche che avvicinano i bitcoin alle valute tradizionali (currencies) ed abbiamo scoperto come ci siano aspetti sia di somiglianza che di differenza.
Oggi vediamo invece cosa hanno in comune i bitcoin con i beni indifferenziati (commodities in inglese). Cos'è una commodity? Con questa classificazione in economia si intendono tutti quei beni che non si differenziano qualitativamente in base a chi li produce: mentre ad esempio un automobile o un vestito cambiano a seconda della "mano" che li realizza, un kilo di zucchero o un barile di petrolio sono gli sostanzialmente stessi indipendentemente dal luogo e dall'azienda che li ha resi disponibili. Alla categoria commodity appartengono quindi molti prodotti agricoli (sale,zucchero, caffè , cacao, carne...) e praticamente tutti i metalli (inclusi ovviamente i più preziosi come l'oro). Cosa rende una commodity così speciale? Essenzialmente due aspetti:

  1. I beni indifferenziati sono spesso beni che servono a produrre altri beni (come il petrolio, il cacao, il ferro,l'oro....). Le loro alterazioni di prezzo hanno spesso pesanti effetti a catena sull'economia perchè vanno ad incidere sui prezzi dei prodotti finiti (o semilavorati) che sono prodotti a partire da essi.
  2. I mercati dei beni indifferenziati, soprattutto quelli agricoli, sono quanto di più simile esista nella realtà ad un mercato dominato esclusivamente da domanda e offerta: dato che non ci sono differenze qualitative interne, non esistono nemmeno segmentazioni di mercato (non esiste ad esempio uno zucchero di lusso e uno zucchero utilitario)  ed  il peso del marketing o del brand sono praticamente nulli.  Ciò rende questi prodotti particolarmente appetibili come forme di investimento e speculazione.  
Ovviamente i beni agricoli e i metalli, le due grandi categorie di commodities, differiscono per un aspetto fondamentale: mentre i primi sono, al di là dei costi di produzione, potenzialmente riproducibili all'infinito, i secondi sono finiti e limitati.
In cosa i bitcoin sono assimilabili ad una commodity ? Come abbiamo visto equiparando le valute digitali alle normali "currencies" esistono aspetti di similitudine ma anche differenze, per le commodities è più o meno la stessa cosa. Similitudini:

  • I bitcoin sono un bene indifferenziato come ogni commodity (ma anche come una currency): avere il bitcoin x invece di quello y non cambia nulla, quello che conta è solo la quantità e il valore reale.
  • I bitcoin sono, a differenza delle valute tradizionali, in quantità limitata e non modificabile. In questo sono assolutamente identici alle commodities finite come l'oro
  • I bitcoin sono un bene il cui valore è dominato dalla domanda e dall'offerta non esistendo segmentazioni di mercato e nemmeno enti esterni che possono in qualche modo alterarne la base esistente (a differenza delle valute fiat). Come per qualsiasi mercato di commodities possono subentrare però eventi esogeni (innovazione tecnologica, interventi normativi, azioni politiche...) che incidono sul prezzo.
  • Al pari dei metalli preziosi per essere acquisiti, oltre che acquistati sul mercato, devono essere "trovati" o meglio minati. Questa attività sebbene sia in senso figurato rispetto a quella di un bene fisico è assolutamente equiparabile a quest'ultima. Il mining è un'attività che ha un costo, quest'ultimo viene paragonato al prezzo di vendita della quantità estratta per determinare un guadagno od una perdita. Inoltre, esattamente come per l'oro o il petrolio, le prime estrazioni, quando il bene era diffuso e facilmente reperibile, erano anche relativamente economiche; al crescere del valore del bene e alla diminuzione della quantità estraibile aumenta il costo dell'estrazione stessa.
Come l'oro, dicevamo, i bitcoin sono in quantità finita. E al pari di quest'ultimo sono in numero molto limitato, rispetto alle valute tradizionali (nonostante estremamente frammentabili) dando loro un primo fondamentale requisito per un alto valore, ossia la rarità. Che da sola però non basta a spiegare il valore  (non tutto quello che è raro ha necessariamente valore, la rarità potremmo dire è un requisito necessario ma non sufficiente). Il valore dell'oro ad esempio dipende da sue caratteristiche intrinseche (lucentezza, durezza, malleabilità) così come quello di Bitcoin (tecnologia ed innovazione).
La similitudine si ferma però qui perchè i bitcoin hanno anche qualità che i metalli preziosi non hanno, sono ad esempio facilmente ed economicamente trasferibili e soprattutto facilmente frazionabili. Il che li riavvicina di nuovo ad una moneta più che ad una commodity. Capite quante sfaccettature diverse ha questa incredibile tecnologia? Non rientra in nessuna delle due categorie eppure ha forti somiglianze con entrambe. Resta un confronto con quello che la teoria economica anglosassone definisce asset (attività). State collegati... 

lunedì 1 dicembre 2014

Verso una classificazione di Bitcoin: currency, commodity, asset


Come tutte le grandi innovazioni tecnologiche, Bitcoin è un concetto difficilmente inquadrabile nelle categorie esistenti. Iniziamo oggi una serie di tre post nei quali le caratteristiche di Bitcoin verranno confrontate con le tre grandi tipologie di "investimenti" della teoria economica anglosassone: currency, commodity e asset

BITCOIN COME VALUTA (BITCOIN AS CURRENCY)

La prima classificazione che viene in mente pensando alla valuta digitale è appunto quella di denaro. 
La teoria economica  identifica tre famosi requisiti che deve rispettare una "valuta" per essere definita tale:



  • Mezzo di scambio
  • Unità di conto
  • Riserva di valore


Sul primo aspetto non credo ci sia molto da dire, è necessario che la valuta, all'interno di una comunità più o meno grande, sia accettata come mezzo di scambio e sia possibile  utilizzarla come tale con facilità.  In effetti, le migliaia di negozianti  che nel mondo accettano i bitcoin dimostrano che il punto 1 è rispettato. E' anche vero però che molti di essi hanno la tendenza a convertire la valuta digitale in valuta fiat appena ne sono in possesso, per cui la domanda è: i bitcoin sarebbero sempre accettati come mezzo di scambio dai venditori se non fosse possibile convertirli facilmente in valuta fiat? L'economia che ruota intorno alle valute digitali è ancora troppo piccola perchè questo accada per cui, sì, i bitcoin sono un mezzo di scambio ma potrebbero esserlo molto di più in futuro se chi li accetta a sua volta li riutilizzasse per scambiarli in beni e servizi e non per convertirli il prima possibile in altra valuta. Per adesso sono stati più un mezzo di scambio verso il dollaro che verso beni e servizi. E' anche vero però che le caratteristiche intrinseche delle valute digitali ne fanno potenzialmente una "currency" eccellente: essere mezzo di scambio significa anche poter essere scambiata (e quindi trasferita) con semplicità e velocità. Uno dei motivi per cui l'oro ad esempio non potrebbe far parte della categoria "valute" è proprio perchè, in qualità di bene durevole, è un pessimo mezzo di scambio in quanto difficilmente trasferibile e frazionabile. Bitcoin da questo punto di vista non ha rivali, dato che, grazie alla rete peer to peer è trasferibile dall'altra parte ad una velocità ed economicità impensabili per le valute tradizionali.
Punto 2: unità di conto. Ossia: la valuta deve essere una unità monetaria con la quale sia possibile attribuire facilmente un valore oggettivo a beni e servizi. Ai tempi del baratto, assegnare un valore a, poniamo, 1 kg di carne era complicato perchè bisognava stabilire ogni volta un bene che rappresentasse il controvalore di quello di partenza. Per cui 1 Kg di carne poteva corrispondere a 1 litro di latte, 2 tonnellate di paglia, un quarto di moneta d'oro e così via. Roba da perderci la testa. La moneta semplificò molto il lavoro perchè divenne  l'unità di conto di riferimento per misurare il valore di tutti i beni e servizi. Anche qui Bitcoin fa la sua egregia figura, con qualche appunto. La massa monetaria della valuta digitale per eccellenza è pari, attualmente, a 13,5 milioni circa. Avendo avuto un valore pressochè nullo per i primi 2-3 anni di vita (nei quali però divennero progressivamente disponibili già svariati milioni) questo numero è sicuramente errato per eccesso dato che molti bitcoin sono andati persi (molti conosceranno sicuramente questa storia ad esempio). Stiamo parlando quindi di una base monetaria infinitamente ridotta rispetto a quella delle valute tradizionali. Questo potrebbe rendere complesso attribuire un prezzo in bitcoin ad alcuni beni soprattutto al crescere del valore della valuta digitale. Non sarebbe molto pratico ad esempio per un barista dire che un caffè costa 0,00325 bitcoin, nè per un cliente pagare. Fortunamente è stato pensato in origine anche a questo: ogni bitcoin è frazionabile fino all'ottava cifra decimale: la più piccola unità misurabile (pari quindi a 0,00000001 bitcoin) è detta satoshi (abbreviazione sat). Ai prezzi attuali un caffè costa quindi circa 325.000 satoshi. Per trovare delle vie di mezzo sono stati anche creati gli uBTC e i mBTC (ognuno corrisponde rispettivamente a 0,000001 e a 0,001 bitcoin). 
In ogni caso, pur queste differenze di "contabilità"  rispetto alle valute tradizionali, Bitcoin è una  unità di conto equivalente ad una qualsiasi altra moneta.
Passiamo al terzo requisito, il più dibattuto: la riserva di valore. Cosa significa? Che se io ho dei soldi in tasca bisogna che ad essi sia possibile attribuire un valore reale in maniera continuativa nel tempo. Un qualcosa che ha valore oggi ma può valere nulla domani (come ad esempio un titolo derivato) non può essere considerato moneta. Le monete tradizionali hanno rispettato questo requisito in due modi: inizialmente esse erano "ancorate" ad un bene come l'oro in modo tale che fosse assicurato al possessore della valuta la certezza del suo valore: in ogni momento quella valuta poteva essere convertita in oro ad un tasso fisso garantito dall'ente emittente. Questa parità era di fatto la garanzia del valore della valuta. In seguito, sono state introdotte le valute a "corso legale": significa che il valore del denaro non viene garantito da un bene fisico ma da uno Stato nazionale il quale attribuisce un valore ad un bene (che di per sè non avrebbe alcuno) semplicemente stabilendo per legge che la moneta X è "pagabile a vista al portatore" e che quindi nessuno può rifiutarsi di accettarla una volta stabilito un prezzo equo tra compratore e venditore. Le valute digitali non rientrano in nessuna delle due classificazioni: non c'è uno Stato che  garantisce un cambio fisso con l'oro né uno Stato che ne attribuisce ex-lege il valore. All'apparenza sono quindi una peggiore riserva  rispetto al denaro tradizionale.
Ma siamo certi che la presenza di uno Stato o di una Banca Centrale alle spalle sia di per sè sufficiente ad assicurare la riserva di valore nel tempo? L'abbandono del gold-standard (la parità con l'oro) ha svincolato di fatto l'emissione della massa monetaria ad un valore oggettivo, rappresentato dalle riserve auree in possesso dell'ente emittente, determinando spesso un aumento indiscriminato del circolante per cause  slegate da motivazioni economiche. E' stato calcolato ad esempio che il dollaro ha perso l'82% del suo valore dal 1971, ed occorrono oggi oltre 2000 $ per acquistare ciò che si poteva comprare con 100$ nel 1913. Alla faccia della riserva di valore: le iperinflazioni  hanno eroso in modo drammatico il potere di acquisto delle monete tradizionali. 





Il fatto poi che uno Stato si faccia "garante" della carta che "eroga" come moneta rende il valore di quest'ultima strettamente legato alla credibilità internazionale dello Stato stesso: la Storia è piena di casi in cui turbolenze politiche, crisi economiche, colpi di stato, incertezza sul futuro hanno drammaticamente inciso sul valore del denaro stampato rendendo, anche in tempi brevissimi, i possessori sempre più poveri in termini reali.
Bitcoin è completamente immune da questo tipo di rischi; essendo la quantità di massa monetaria ad inflazione programmata, la base monetaria non solo è nota oggi ma lo è in ogni determinato istante futuro. Ciò equivale a dire che, ignorando variazioni di mercato legate a domanda e offerta, il valore reale dei bitcoin si ridurrà in futuro secondo una progressione matematica esattamente proporzionale all'aumento programmato della base monetaria. E' come se si sapesse oggi quanti dollari saranno in circolazione tra 10,20 o 100 anni: siccome i mercati speculano laddove c'è incertezza, nessuno speculatore potrebbe oggi comprare o vendere moneta cercando di lucrare su una informazione già nota a tutti oggi. In questo senso i bitcoin sono una eccezionale riserva di valore.
Resta da chiarire un punto: se né l'oro, né uno Stato gli attribuiscono valore, cosa dà valore ai bitcoin? Chi mi garantisce insomma che domani essi non varranno nulla? La risposta è: chi dà garanzia che alcuni beni durevoli, come l'oro o i diamanti domani non valgano nulla? L'oro in fondo è solo un metallo (come il ferro o il tungsteno che valgono molto meno), non si mangia nè si usa per coprirsi dal freddo (quindi inutile come bene funzionale alla sopravvivenza umana), perchè quindi vale tanto? Semplicemente perchè l'uomo, a causa di alcune sue caratteristiche (lucentezza, rarità, duttilità e malleabilità), gli ha attribuito un valore nel tempo. E questo valore oscilla nel tempo in base a regole di mercato (di recente ad esempio è ad un suo minimo storico).
Per Bitcoin, a mio modo di vedere, valgono le stesse regole: sebbene, come per i metalli preziosi, nessuno offra garanzia di tutela riguardo al suo valore nel tempo, alcune caratteristiche tecnologiche intrinseche (semplicità d'uso, costi di transazione bassissimi, rarità, tutela della riservatezza, velocità di trasferimento, etc..) ne fanno e ne faranno una eccezionale riserva di valore nel tempo, almeno fin quando non dovesse intervenire una tecnologia migliore a sostituirli.

domenica 23 novembre 2014

Anarchia & Tecnologia



Se frequentate i forum specializzati sull'argomento, avrete notato che il mondo delle valute digitali è da sempre animato da spiriti  rivoluzionari e anarchoidi. 

Non c'è da stupirsi in fondo, i Bitcoin sono nati subito dopo la peggiore crisi finanziaria della storia del capitalismo, quella dei mutui subprime. Ci sono solo 45 giorni di distanza tra il fallimento di Lehman Brothers (15 settembre 2008, l'apice di quella crisi) e il whitepaper con cui Satoshi annunciava la sua creatura (31 ottobre 2008). 

Con il crescere della sfiducia nel Sistema quale conseguenza della crisi, nasceva anche, negli ambienti della Rete che per primi conobbero i Bitcoin, un sentimento di rivalsa e di contrapposizione tra la nuova tecnologia e il "Male" che il mondo finanziario e governativo rappresentavano. 

Anche perchè la valuta digitale aveva il grande merito di spezzare, per la prima volta nella Storia, il legame millenario tra la moneta e il potere politico (non è più necessario che lo Stato sia il garante dell'emissione di moneta) e tra la moneta e il potere economico (rendendo di fatto inutile il ruolo delle banche nella gestione del denaro).


L'utente della Rete diventa banca di se stesso, attraverso la gestione del proprio wallet. Le transazioni vengono eseguite e garantite dalle tecniche di crittografia e dal lavoro svolto dai nodi tramite il mining. La moneta viene finalmente ancorata al suo valore reale tramite un protocollo matematico ad inflazione programmata che ne determina l'emissione, evitando gli effetti nefasti dell'ingerenza dei Governi nella regolazione della massa monetaria (leggi iperinflazioni).

Forti di questa tecnologia dalla portata rivoluzionaria, i primi sostenitori si sono contraddistinti per delle posizioni radicali nei confronti dello status quo: le valute digitali renderanno superato il sistema bancario tradizionale, le monete fiat moriranno nelle loro spirali inflazionistiche, i governi non avranno più il controllo della moneta e delle banche ( e, attraverso queste, quello del fisco). Un mondo dove ogni transazione sarà regolata dal sistema pseudonimo della rete Bitcoin e pertanto impossibile da sottoporre a un vero controllo dall'esterno.

Queste posizioni hanno a mio modo di vedere in parte contribuito ad allontanare l'uomo qualunque dai bitcoin e hanno alimentato l'aurea di pericolo che li circonda (con l'aiuto ovviamente anche di certa stampa scandalistica che nulla sa sull'argomento eppure ne scrive a vanvera).La storia del resto ha dimostrato che l'avvento di massa delle valute digitali è ancora lontano e i fallimenti di vari exchange (Mtgox è solo il piu famoso) sono il segno che la via per liberarsi effettivamente del "man in the middle" è anch'essa di là da venire. L'adozione dei bitcoin come moneta universale, da un lato ha fatto passi avanti incredibili (Dell, Experia, Paypal...), dall'altro questi progressi passano ancora sempre per i payment processors (come Bitpay e Coinbase) che mettono al riparo il venditore dalle oscillazioni del cambio bitcoin/fiat. Segno che le valute fiat sono per il momento in  salute, e che i commercianti, anche quando adottano i bitcoin, lo fanno pensando sempre al loro controvalore in dollari un pò come noi italiani facevamo i primi anni dell'euro convertendo mentalmente sempre il prezzo in lire prima di riuscire ad avere un'idea del valore di un oggetto.

Quindi, dato che ormai l'idea di soppiantare le valute tradizionali e le banche, se mai si verificherà, non è qualcosa di pronosticabile nel breve periodo, credo sia più importante per i sostenitori di questa incredibile tecnologia, propagandarne le virtù senza spaventare la massa di potenziali utenti i quali, purtroppo, quando sono a conoscenza di cosa sia Bitcoin, spesso è più per scandali veri o presunti che per meriti economici e tecnolgici .

Anche Coindesk ha toccato in questi giorni l'argomento con questo articolo nel quale l'autore fa un paragone interessante: se Steve Jobes avesse pubblicizzato inizialmente l'IPod come il dipositivo in grado di "asfaltare" l'industria della musica esistente (come di fatto avvenuto), avrebbe fatto buona pubblicità al suo prodotto? E lo stesso potrebbe valere per Jeff Bezos con l'industria dei libri. I consumatori sono tendenzialmente conservatori, amano le loro abitudini e spesso sono spaventati dalle grandi innovazioni fin quando singolarmente, per moda , per pubblicità, per conoscenza, o ne comprendono i vantaggi oppure ne vengono travolti.

Per Bitcoin vale lo stesso principio. Anche se potrebbe essere la moneta mondiale del futuro, anche se i wallet prenderanno il posto dei conti corrente, parlarne è un ostacolo alla sua diffusione. Concentriamoci sulla tecnologia e sui suoi benefici per l'uso quotidiano. La strada per il mass market passa attraverso applicazioni user-friendly, social networks, software che migliorano l'esperienza d'uso, sicurezza, pubblicità. Tutto il resto sarà solo una conseguenza.

venerdì 21 novembre 2014

Un registro pubblico


Riprendiamo il tema del precedente post e sostituiamo Tizio e Caio  d  con nomi più contemporanei come i classici Alice, Bob,Charlie e David della letteratura americana. Questi quattro amici hanno deciso di fare un gioco: distribuiscono tra loro dei soldi elettronici (non fisici quindi) e decidono di usarli per qualsiasi scambio commerciale diretto tra loro. Sorge un problema: supponiamo che tra di loro si nasconda un truffatore. Bob dichiara che ha dato dei soldi ad Alice, ed Alice nega che questo sia avvenuto. A chi devono credere gli altri due? La soluzione più semplice sarebbe quella di prendere Edward e di fargli fare il ruolo del supervisore (come la banca nel caso di monete tradizionali): un terzo che verifica la veridicità di quello che sostengono i 4 amici. Ma i nostri personaggi di fantasia non vogliono un controllore, vogliono trovare un modo per avere fiducia l'uno nell'altro senza che qualcuno li controlli dall'esterno. Decidono quindi di tenere un registro e di verificare loro stessi tutte le transazioni che avvengono. Ognuno di loro dopo aver verificato che effettivamente sia avvenuto il passaggio di denaro descritto nella transazione stessa, la "firma", convalidandola. Stabiliscono infine che questa generica transazione T è ritenuta valida, accettata e quindi inserita nel registro solo se la maggioranza del gruppo l'ha approvata  (N.B la frase è sottolineata di blu perchè, nel caso della rete Bitcoin, contiene uno sfondone grosso come una casa, ma per il momento ammettiamo che sia così, fatemi finire la metafora). Perchè questo criterio della maggioranza? Perchè esso è dal tempo dell'Antica Grecia la base di ogni sistema democratico, fondandosi, nel nostro esempio, sull'ipotesi che gli onesti siano più dei truffatori. Se così non fosse, beh c'è una soluzione anche a questo ma diamo tempo al tempo.

A questo punto della storia mi interessa di più concentrare l'attenzione sul registro pubblico: è chiaro che se dovessimo pensare a delle persone fisiche che devono "firmare"  e convalidare con penna e carta ogni transazione questo sistema funzionerebbe solo tra gruppi molto ristretti di persone, ma se invece di persone parliamo di computer e invece di firma scritta parliamo di firma digitale? Tutto acquista molto più senso.

La rete Bitcoin è una rete peer-to-peer ( punto a punto). Significa che, come nel nostro esempio sopra non esiste un Edward, ossia non esiste un controllore. Di più: non esistono gerarchie, tutti i punti della rete (nodi) sono sullo stesso livello e tutti "valgono" allo stesso modo, proprio come Alice, Bob, Charlie e David. Anche la rete Bitcoin contiene un registro dove vengono  annotate le transazioni approvate dai nodi che compongono la rete. Questo registro si chiama Blockchain (catena dei blocchi) ed è pubblico e consultabile on-line da chiunque. Quando il nodo A trasmette ad es. i bitcoin x,y e z  al nodo B, questa transazione viene accodata alla lista delle transazioni che devono essere approvate. Quando arriva il suo turno, i vari nodi verificano che effettivamente quei bitcoin siano passati dal portafoglio di A a quello di B e, quindi procedono ad accodare la transazione al registro.

Vedremo poi in seguito come avviene questa procedura di inserimento perchè essa è il cuore di quella attività "mistica"  chiamata "mining".


Il concetto di ledger (registro) pubblico è alla base della moneta decentralizzata digitale. Tale registro è on-line ma non risiede fisicamente su un server o in cloud, è un database distribuito replicato ed aggiornato costantemente su tutti i nodi della rete che partecipano a questa attività di convalida delle transazioni. Convalida che avviene in modo completamente automatico e trasparente per l'utente.


Ecco quindi che mandare denaro ad un amico in Australia diventa semplice ed immediato come mandargli un'email: la transazione è veloce perchè non passa da un server e non deve essere processata fisicamente da nessun circuito bancario. La convalida della stessa viene elaborata dai nodi, trasmessa a tutta la rete e quindi accodata al registro pubblico.


Andate nella pagina web del registro (https://blockchain.info/) e soffermatevi sulla sinistra sull'elenco "ultime transazioni". Guardate il modo in cui le transazioni fluiscono nella rete e vengono quindi automaticamente raggruppate in blocchi per la convalida. 


State osservando il cuore di questa tecnologia. Ma siamo solo all'inizio.

giovedì 20 novembre 2014

La moneta ai tempi della rete







Un concetto complesso e sfaccettato come i Bitcoin possono essere introdotti con una elementare e banale semplificazione: sono la moneta nata per andare in simbiosi perfetta con l'era delle reti. Oggi, per usare una verità che sfocia nel luogo comune , Internet ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e comunicare e, al pari della ruota e della macchina a vapore, rappresenta uno di quei rari spartiacque tecnologici delle storia umana che dividono il mondo in un prima e in un dopo. Basti pensare, tanto per fare un esempio stupido, alla differenza che intercorre tra una lettera ed un' email. Eppure non tutti gli aspetti legati alla socialità e alla comunicazione sono stati rivoluzionati nello stesso modo dall'avvento della Madre di tutte le Reti. Uno che, a parere di chi scrive, è rimasto molto indietro è quello legato alla moneta e in particolare al modo in cui la moneta si gestisce, si trasferisce e si scambia.



Esempi? Posso mandare una mail in pochi secondi nell'emisfero australe, ma mi occorrono giorni o settimane per trasferire nello stesso posto del denaro. Ancora: mandare un messaggio in chat dall'altra parte del mondo ha costo zero, ma mandare del denaro nello stesso posto è invece oneroso, così tanto da rendere del tutto antieconomica una microtransazione, cioè un trasferimento di pochi dollari o euro. Eppure se ci pensiamo bene, la bellezza e il fascino di una connessione "world wide" sta anche nel modo in cui si possono connettere le disponibilità economiche di ognuno, le quali disponibilità sono alla base di moltissime relazioni umane. Per banalizzare: posso mettere un like su una foto di un mio amico negli States in un attimo, ma non posso inviargli in tempo reale qualche dollaro per bersi una birra alla mia salute. O, per parlare di cose più serie, se un onesto lavoratore immigrato in terra straniera vuole mandare dei soldi a casa, non può farlo nello stesso tempo e costo di una chat su Whatsapp. Anzi, si tratta di operazioni lente e costose che passano per le mani di intermediari che spesso si prendono per una bella parte di quei soldi. 



E se invece di trasferimenti parliamo di gestione del denaro? Beh qui qualcuno alzerà la mano: fermi tutti, Internet ci ha portato l'home banking. Una bella rivoluzione la gestione personale del proprio conto corrente attraverso un sito messo a disposizione dalla propria banca. Pensiamo a cosa c'era prima. Giusto, ma pensiamo anche a cosa potrebbe esserci dopo. I soldi accreditati in un conto corrente oggi sono moneta elettronica a tutti gli effetti, si tratta in fin dei conti di una serie di bit registrati all'interno di un file. Questo è, né più nè meno, quello che conserva oggi la banca sul nostro conto corrente. Tizio ha sul suo conto 1500 €, mentre Caio ne ha 300. Se Tizio dà a Caio 100€, entra in gioco un elaboratore da qualche parte che modifica i record di un database accreditando un conto e addebitandone un altro di conseguenza. Senza movimentazioni "fisiche". Ma allora se i soldi sono elettronici, io potrei in teoria conservarli anche sul mio computer o su una chiavetta usb , in maniera analoga a come faccio sul server di una banca. E se volessi trasferirli al Caio di turno potrei farlo semplicemente trasferendo un file dal mio PC al suo, usando appunto Internet. Senza bisogno di un intermediario che alla fine usa un processore elettronico di un server per fare quello che potrebbe fare pari pari il mio pc. 


Pensandoci bene però, questo scenario pone dei problemi riassumibili con le parole fiducia e controllo. Chi controlla quanto possiedo, cosa trasferisco e quanto trasferisco? Se non c'è un controllore (come la banca) chi mi impedisce di mandare a Caio 100 volte la medesima quantità di denaro al pari di come posso mandargli 100 volte la stessa mail? O di accreditarmi di nascosto 1 miliardo di euro sul mio pc semplicemente modificando il file che contiene indicazione delle mie finanze? Senza un controllore sarebbe l'anarchia pura: chiunque potrebbe stampare denaro digitale per arricchirsi provocando di conseguenza iperinflazione che riporterebbe tutti alla povertà in termini reali.


Se questi problemi vi incuriosiscono e vi sembrano insormontabili, tranquillizzatevi c'è già chi li ha risolti per voi. Questo qualcuno si chiama Satoshi Nakamoto, nessuno sa chi sia, tranne che è il misterioso creatore di una tecnologia dirompente e dalla portata clamorosamente rivoluzionaria chiamata Bitcoin, la prima moneta digitale decentralizzata al mondo. Immaginate che tutto quanto abbiate letto sia già realtà. Mandare e ricevere denaro in tempo zero e a costo zero ovunque nel mondo nel modo più sicuro e pubblico possibile e senza ricorrere ad alcun intermediario. Vi ho incuriosito? Siete nel posto giusto.